Arrestiamo la produzione d'olio di Palma!!
Arrestiamo la produzione d'olio di Palma!!
29 Dicembre 2007
Affrontare la repressione nella produzione dell’olio di palma: il programma d’azione sindacale. Inserito nel sito UITA il 20-Jun-2006
La coltivazione estensiva della palma da olio e l’estrazione del suo
olio per l’esportazione sono da sempre legate alla repressione. Le
piantagioni furono create in origine dai regimi coloniali.
L’incremento rapido delle piantagioni in Asia dopo la seconda guerra
mondiale fu incoraggiato in collegamento con la distruzione delle foreste,
arma per combattere gli insorti malesi.
L’espandersi delle coltivazioni non è andato di pari passo con
maggiori diritti per i lavoratori nel settore. Il lavoro rimane duro e
pericoloso. Le tecniche di produzione quasi non sono cambiate in 150 anni.
L’uncino di legno usato un tempo per raccogliere il frutto è
stato sostituito in alcune piantagioni da uno metallico più affilato
e forti quantità di diserbanti tossici sono applicati da lavoratori
senza protezione che irrorano usando bombole a zaino che perdono. Gli
infortuni sono correnti, l'aspettativa di vita è breve. I sindacati
sono spesso brutalmente repressi.
Per distruggere un sindacato recentemente creato, Musim Mas - il maggior
raffinatore d’olio di palma al mondo, basato a Sumatra (Indonesia)
– l’anno scorso licenziò in tronco oltre 1'000 membri
del sindacato come ritorsione contro uno sciopero. L’azienda
sfrattò i lavoratori dalle loro case, cacciò i loro figli
dalle scuole ed organizzò l’arresto e il processo di 6
dirigenti sindacali. Questi dirigenti sono attualmente in prigione per
scontare pene da 14 mesi a 2 anni per il “delitto” di aver
tentato di esercitare i loro diritti sindacali.
L’UITA ha coordinato il sostegno sindacale internazionale per molti
lavoratori che avevano resistito agli sforzi di Musim Mas di far loro
firmare la rinuncia dei loro diritti, accettando un indennizzo per il
licenziamento. Questa fase della lotta è terminata quando il
sindacato ci ha informato che circa 200 lavoratori, che ancora resistevano,
avevano finito il 7 giugno per accettare l’indennizzo per la perdita
del posto di lavoro. In cambio, hanno subìto pressioni per
abbandonare tutte le accuse contro la società, il che significa che
i licenziamenti di massa non potranno essere portati davanti ai tribunali
d’appello. L’indennizzo ammonta a circa US$ 123 per lavoratore,
l’equivalente di 6 settimane di paga. I detenuti sono anche stati
costretti a rinunciare ai loro diritti d’appello contro le sentenze
criminali emesse da un processo-farsa, denunciate da Amnesty International
ed altre organizzazioni per i diritti umani, perché criminalizzano
le attività sindacali. La fame è un’arma potente nelle
mani di una società spietata. ...
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