La riprovevole pratica dell'estrema unzione



La riprovevole pratica dell'estrema unzione


31 Agosto 2008
Inserito da Lorella Binaghi Spedisci E-Mail


La riprovevole pratica dell'estrema unzione.
A cura di Luigi Cascioli
http://www.luigicascioli.eu/cascioli_it

Ci sono molte questioni che mettono in contrasto la dottrina cattolica con le basi della Psicologia, della Psicanalisi e della Psichiatria, e ne voglio trattare una in particolare : il sacramento dell’estrema unzione.

Un malato grave, specie se in pericolo di vita, in genere viene assistito dalle persone care, parenti e amici, che dovrebbero sforzarsi di dare fiducia al malato, cercare di guarirlo prima di tutto nello spirito animandolo, incoraggiandolo portandolo a pensare alle cose belle della vita. Soprattutto si cerca di alimentare in lui la speranza, fino all’ultimo. La Chiesa, al contrario, attua una prassi che dovrebbe essere assolutamente vietata, l’estrema unzione.

Quando il malato si vede davanti il prete con stola, cotta ed aspersorio, rendendosi conto di quanto sia grave la sua situazione, sprofonda nell'angoscia della disperazione. Egli si sente già morto, irrimediabilmente perduto. La protagonista del film “La donna che visse due volte”, di Alfred Hitchcock, come vede sopraggiungere una suora si getta dal campanile e muore: nella penombra la suora somiglia a Belfagor, il fantasma del Louvre.

Vedere un prete è come vedere un gatto nero che attraversa la strada, fa paura. Secondo molti studiosi, la famelica chiesa cattolica, così come si è rivelata tutte le volte in cui dimostrava di mirare esclusivamente al potere temporale, se si cura dei moribondi è soltanto per dare ai preti l’opportunità di estorcere da essi eredità e gratifiche dietro la promessa di una chimerica vita eterna.

AC









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