Gestione scellerata del territorio: aumenta il rischio idrogeologico in Pianura Padana. Di Nicola Bonelli


Gestione scellerata del territorio: aumenta il rischio idrogeologico in Pianura Padana. Di Nicola Bonelli


13 Febbraio 2009
Inserito da Lorella Binaghi
editor@cieliparalleli.com






Grande preoccupazione in Valtellina per i fiumi e i torrenti
ingrossati a vista d'occhio. Sondrio, Lombardia,
29 Ottobre 2008
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Gestione scellerata del territorio: aumenta il rischio idrogeologico in Pianura Padana.


"Il rischio è reale ma viene per lo più ignorato o sottovalutato...".


Dalla “Gazzetta di Sondrio.it” del 30 ottobre 2004 – di Nicola Bonelli.

L’attuale politica nazionale sulla Difesa del suolo e sul governo idraulico dei fiumi – politica fondata sull’incuria e sull’abbandono, contraria ad ogni forma di regimazione e manutenzione degli alvei; perseguita nell’ottica dell’emergenza dal Partito degli Appalti; sostenuta da un ambientalismo strumentale a secondi fini – sta oscurando l’Italia e ne sta sfasciando il territorio. Le pianure fluviali sono ad alto rischio idraulico: la Pianura Padana, più delle altre, è già soggetta a ricorrenti disastri alluvionali.

L’Acqua disfa li monti e riempie le valli, e vorrebbe ridurre la terra in perfetta sfericità, s’ella potesse…

Così Leonardo da Vinci descrive il processo d’erosione del suolo. Processo naturale, tra quelli che incidono sull’evoluzione morfologica della crosta terrestre. Ogni volta che piove, l’azione meccanica dell’acqua asporta dai rilievi uno strato di terra, lo trascina a valle, e quivi lo deposita laddove si quieta. L’acqua spiana le montagne… forma le pianure… e riempie gli alvei fluviali; ed è ciò che sta accadendo (anche) in Pianura Padana.



Sondrio, Lombardia, 29 Ottobre 2008.

L’enorme accumulo di ghiaia e sabbia – formatosi in questi ultimi trenta anni – ha trasformato i “lussureggianti” fiumi padani in tante fiumare che spesso straripano: anche con modeste portate idriche. Vi sono diffuse situazioni a rischio esondazione, situazioni pregresse ed evidenti, che però vengono ignorate e sottaciute. Ed ogni volta che ne deriva un disastro alluvionale si sente dire che si tratta di “un evento eccezionale e imprevedibile”.

In estate, invece, la portata di magra si sommerge nel materasso alluvionale, da qui si disperde nella falda acquifera, …ed i fiumi vanno in secca. Per contro, il livello di falda tende a risalire, mandando in crisi costruzioni ed infrastrutture interrate. Come ad esempio sta accadendo nell’Interland milanese, dove i fiumi Adda, Seveso e Ticino vanno in secca, e la falda acquifera s’innalza, creando grossi problemi alla Metropolitana. Ed il fiume Po, da grande via d’acqua d’Europa, si riduce in una misera pozzanghera. Tutto questo, ripeto, è la conseguenza del progressivo innalzamento degli alvei, causato dal trentennale accumularsi, al loro interno, del sedimento alluvionale.

Oltretutto, gli inerti fluviali sono una grande risorsa mineraria e potrebbero costituire una notevole Entrata erariale. Ma, per una specie di follia pseudo-ambientalista, “non si devono toccare”. A partire dagli anni settanta, abbiamo assistito ad una vera guerra – contro l’escavazione in alveo – fatta di proclami fasulli: amplificati dalla stampa e di grande effetto sull’opinione pubblica. Ormai, la convinzione che il disalveo danneggi l’ambiente è talmente diffusa che è difficile persino parlarne.
Chi mette in discussione questa madornalità rischia di passare per pazzo.

Il rischio, ripeto, è reale e altissimo, e si potrebbe eliminare facilmente, ripristinando le sezioni idriche e liberando i fiumi dai miliardi di mc. d materiale in eccesso. Ma si continua ad ignorare sia il problema che la soluzione. E non solo. Sulla spinta del fabbisogno di inerti, le Regioni stanno ampliando i Piani Cave, prevedendo l’apertura di altre cave, in un territorio già ridotto peggio di una gruviera. Siamo al colmo dei colmi, al massimo della follia.

Per il bene del Paese, per la vita e l’economia di intere popolazioni, bisogna fermare questa follia. Urge una svolta. Ma è vano sperarla dagli “Organi competenti”, dove si è persa la cultura del governo idraulico ed il concetto di manutenzione preventiva. Si aspetta il disastro per intervenire: nell’ottica della “somma urgenza” e dell’allegra gestione delle pubbliche risorse. Si ignora del tutto l’erosione del suolo, la portata solida delle piene, ed il suo accumularsi lungo gli alvei.

Assistiamo al moltiplicarsi di “pani e poltrone”, di assessorati ed annesse sovrastrutture (Adb, Aato, Arpa, Aipo); al loro vaniloquio, per convegni e seminari; a consulti infiniti intorno al moribondo Po; al proliferare di nuovi Uffici (anzi Pianifici), dove si pianifica e ripianifica, riciclando carta e contenuto: per Piani d’emergenza che alla prima prova si rivelano inutili; per assurdi PAI - Piani d’assetto idrogeologico, che altro non sono che Piani d’evacuazione del territorio. Insomma, tutti a pianificare, studiare, monitorare, per miliardi di euro, ma nessuno che provveda alla riduzione del rischio, alla messa in sicurezza del territorio. Neanche se attuabile a costo zero.

La funzione primaria di un corso d’acqua è quella di drenare le acque del proprio bacino, e ciò dipende dalla capacità di deflusso (portata) del proprio alveo. La quale, a sua volta, dipende dalla capienza e dalla pendenza dell’alveo stesso; - risponde alla regola dell’Idraulica Q = A x V, dove (Q) è la portata, (A) la superficie trasversale dell’alveo, (V) la velocità (che è diretta conseguenza della pendenza); - e viene espressa in mc/sec. Con il variare di uno o di entrambi i fattori, varia ovviamente anche la portata.

In un corretto piano di prevenzione, andrebbe verificata la capacità di deflusso dei corsi d’acqua, e confrontata con le rispettive portate di massima piena, note statisticamente. E’ una verifica necessaria – da effettuarsi periodicamente, specie dopo un evento di massima piena – che tra l’altro aiuterebbe a capire se l’ultima esondazione è stata causata dalla “eccezionale portata di piena”, o piuttosto da un accumulo alluvionale, che, ostruendo la sezione dell’alveo, ne ha ridotto il fattore “A”. Oppure dalla presenza di una briglia, che, abbassando la pendenza, ne ha ridotto il fattore “V”. A tal proposito, andrebbe effettuata una verifica nulla miriade di briglie, sorte per derivazione d’acqua o altro, lungo i tronchi fluviali di pianura. Laddove la pendenza è già minima, l’aggiunta di una briglia provoca una riduzione della velocità, e l’innalzamento del livello idrico, per un lungo tratto a monte; ed è spesso concausa di esondazioni e disastri alluvionali. Come ad esempio è accaduto a Casale Monferrato nel 2000, ed a Lodi nel 2002.

Di fronte al sopra descritto marasma istituzionale, ed all’inerzia degli “Organi competenti” – peraltro inaffidabili e inattendibili – l’’auspicata svolta può nascere solo dalla mobilitazione organizzata dei cittadini. Urge pertanto una oro presa di coscienza, e diretta conoscenza del problema; un ruolo attivo e propositivo nella ricerca della soluzione. Urge una decisa azione di protesta verso ritardi e inadempienze. Il tutto, previa liberazione da pregiudizi, da feticismi e dalle varie sudditanze ideologiche. Certo, serve pur sempre una volta Politica. Ma la si può sperare solo se il problema reale diventa anche elettorale: una questione di voti. Da qui l’esigenza di una “consistente” mobilitazione popolare.

I Comuni – magari stimolati e coadiuvati dai comitati cittadini - potrebbero effettuare le suddette verifiche, e individuare le situazioni a rischio. I Sindaci – cui compete comunque la sicurezza dei cittadini – dovrebbero informare la gente e coordinarne l’azione, affinché la protesta possa svolgersi in termini civili e non violenti, e ne possano sortire effetti benefici, immediati e… preventivi.

Nota bene: il presente Appello nasce dalla certezza del grave rischio idraulico esistente in tutte le pianure fluviali. Rischio che peraltro, ripeto, viene ignorato o sottovalutato. Ha lo scopo di richiamare l’attenzione su questo problema, nella speranza di stimolare il dibattito – nelle famiglie, nelle scuole, tra i Giovani – sulle cause (non solo quelle di natura idraulica o idrogeologica) e sui rimedi da adottare. Vuol essere inoltre un solidale contributo, di conoscenza e informazione, alle popolazioni di ex e potenziali Alluvionati d’Italia. Spero che aiuti a capire, a correggere, a prevenire.

Estratto dall'archivio
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