Elementi di un processo sommario, da “Tribunale Speciale”. Di Nicola Bonelli


Elementi di un processo sommario, da “Tribunale Speciale”. Di Nicola Bonelli




Inserito da: Lorella Binaghi
30 Gennaio 2009
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"Dopo decenni di campagna mediatica, mistificatoria e pseudo-ambientalista, l’opinione pubblica è stata plagiata al punto tale che la convinzione sulla “costa ionica in erosione” è talmente radicata nell’immaginario collettivo che è difficile persino parlarne. “Ci sono menzogne così ben camuffate, che giocano con tanta naturalezza il ruolo della verità, che il non lasciarsi ingannare equivarrebbe a mancanza di giudizio”. In questo modo si forma e si diffonde il Pregiudizio. Che a volte sbarra la strada al Giudizio. Questo è proprio il caso della costa ionica. Chi osa contestare questa menzogna rischia di passare per pazzo". (Nicola Bonelli).

Leggi l'articolo interamente su http://www.fontamara.org



Serra del Cedro.
http://it.wikipedia.org/wiki/Tricarico
Serra del Cedro.


Insisto nel far girare documenti tratti in archivio dell'imprenditore Nicola Bonelli, volendo far pensare a risorse mentali umane italiane. Soffiano poderose sezioni a fiati della banda musicale universale. In lingua inglese "Governor Whistleblowers", in italiano significano, governatori spifferatori, così titolate varie personalità cedenti loro archivi libri o clip sulla piazza in internet, inter-agenti. Gli argomenti sono sul costume nazionale italiano e generale.

Lucani e Leponti, cieli paralleli ora collegati.

La clip sulla banda, dedicata a Nicola Bonelli, scriba di Tricarico (MT) voce giunta per lettera fino a Morazzone (VA) nel lontano nord italiano dell'area Lepontina. "Apriti Sesamo" (ripetere per tre volte) !!

Tricarico = tre carri

Morazzone = zona dei Maurya.



http://pub34.bravenet.com/guestbook/
Associazione Musicale "Lorenzo Gregori" - Cineto.
Prove musicali.


Segue riproduzione integrale d'articolo di Nicola Bonelli.

LB



Alla c. a. di Lorella Binaghi
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Nicola Bonelli

Via F.lli Cervi, 5 - 75019 – Tricarico (Mt)
(3482601976) - http://www.fontamara.org



Tricarico, 28 gennaio 2009.

Al Dr Lanfranco VETRONE ,

Presidente della Sezione Penale del Tribunale di Matera



Oggetto: Elementi di un processo sommario, da “Tribunale Speciale”.



Egregio Signor Presidente,

sono imputato nel processo n. 321/06, in corso nelle aule di codesto Tribunale.

Voglio con la presente esprimere il mio disappunto e sconcerto: non vedo ben tutelato il mio diritto di difesa. Il dubbio nasce dalla dichiarata ignoranza del PM, d.ssa Maria Felicia URGA, nonché dall’inconsueto comportamento del Giudice, d.ssa Faustina DILENA. Un fatto comunque è certo: i documenti esibiti dalla parte civile vengono acquisiti, mentre quelli della difesa vengono rigettati: perché?

Affinché Lei possa giudicare, allego alla presente i verbali delle udienze, la registrazione audio (CD) dell’ultima (7.1.2009), di cui allego anche il resoconto giornalistico pubblicato su “Il Resto” del 10 gennaio u.s..

Devo intanto segnalare che questo CD - consegnatomi venerdì scorso dalla sig.ra Angela R. Manicone della Cancelleria, costato 258,23 euro (?) – presenta una madornale manomissione: riproduce solo una parte dell’udienza (ripetuta 6-7 volte) ma omette la restante e più importante parte. Omette ad esempio la parte in cui il PM afferma che, non essendo ingegnere, non ha capito un tubo delle argomentazioni tecniche addotte dal Bonelli. Ma ne chiede la condanna perché si è dimostrato troppo irriverente. In compenso, però, il CD registra la sorpresa espressa dal Giudice, all’inizio dell’udienza, nel constatare la presenza di un certo pubblico. Con tono un po’ stranito chiede: “Ma questi chi sono?”. E poi, rivolgen-dosi loro, li informa che forse non è questo il processo di loro interesse.(???)



Sono qui processato per il reato di diffamazione a seguito di querela del Presi-dente della Regione dr. Vito De Filippo; querela scaturita da una mia denuncia del 6 marzo 2000; in cui criticavo 2 fatti a carico dalla struttura regionale:

- 1) una truffa da 7 miliardi di lire nel fiume Basento, per aver collaudato e liquidato due sistemazioni idrauliche appaltate, al posto dell’unica realizzata, nell’ambito delle diverse sistemazioni fantasma realizzate negli anni 88-90;

- 2) un piano estrattivo scellerato; privo di alcun riscontro nella realtà dei fiumi lucani; fondato su una interpretazione “erronea e fuorviante” della legge 37/94 (vedasi sentenza del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche) e sulla invenzione falsata dell’erosione della costa ionica; il tutto a scopo strumentale per poter imporre un sistema criminoso nella gestione regionale dell’attività estrattiva.

Sistema da me più volte descritto e denunciato: sia per l’immenso spreco che ne scaturisce, sia per il diffuso malcostume che produce; sistema descritto, per ultimo, nella recente lettera aperta a Vito De Filippo. (v. allegato)

Per inciso è bene che Lei conosca qual è l’aspetto più sconcertante della vicenda legata a questa denuncia: mentre da una parte nasce la querela del De Filippo contro il sottoscritto, dall’altra, cioè da parte della Procura della Repubblica di Matera non sortisce alcun effetto contro i responsabili dei fatti gravissimi e ben circostanziati da me descritti. Anzi, diventa oggetto di due decreti sbrigativi di archiviazione: il primo, nr.250/2000/45 del 16.3.2000, a firma del PM dr. Giovanni LEONARDI, perché “non si ravvisano danni ambientali” (?) (mai denunciati); il secondo fascicolo, nr. 1051/2000/45, viene archiviato il 13.9.2000, dal PM d.ssa Rosanna M. DEFRAIA, nonostante l’informativa dei Carabinieri di Tricarico del 29.8.2000, a firma del Cap. Mario TUSA, che così riferiva: viste le discrepanze, evidenziate dal denunciante Bonelli, tra i lavori collaudati e i lavori effettivamente eseguiti… si prega codesta A. G. di voler nominare un perito-consulente in grado di poter meglio lumeggiare in ordine alle vicende denunciate.

E così anche questa, insieme all’altra mia denuncia del febbraio 1995 (v. allegato), finisce nelle sabbie della Procura di Matera: perché?

Comunque, tornando al processo, Le spiego in sintesi lo svolgimento delle udienze scorse, rispettivamente ai punti sopra menzionati:

Punto 1) - Durante l’udienza del 28.10.2008, a domanda del Giudice, il teste-querelante Vito De Filippo conferma la fondatezza della querela, ma ammette che sui fatti denunciati dal Bonelli, non ritenne di svolgere alcuna indagine, ma raccolse soltanto la smentita dell’Ufficio Territorio di Matera, cioè dello stesso ufficio cui andavano addebitati i fatti reati medesimi. A conferma di ciò, il suo avvocato esibisce e deposita la nota n. 2225/sc del 9 marzo 2000 dell’Ufficio Territorio di Matera. Nella quale gli Ingegneri Donato GRIECO e Francesco Saverio ACITO testualmente dichiarano: “quel che sostiene il Bonelli è del tutto falso… Si evidenzia un’azione lesiva e diffamatoria… Si chiede di avviare un’azione giudiziaria…”.

Questo è quanto: dichiarato tre giorni dopo la mia denuncia. Nemmeno nella Torre dei mille gatti si è così pronti nella risposta… per non pagare pegno. Ed infatti nessuno di loro paga…, tranne chi va a turbare il loro gioco….

A rafforzare la tesi che “Bonelli dice il falso”, ci pensa l’avvocato del querelante De Filippo. Nella stessa udienza ci informa che per quei fatti c’è gia stato un processo, conclusosi con l’assoluzione dei presunti responsabili. Esibisce la sentenza n. 850 del 2002 del Tribunale di Potenza, del Giudice d.ssa Cinzia APICELLA; ne chiede l’acquisizione; il Giudice DILENA l’ammette agli atti del processo.

Ho letto la sentenza “Apicella” ed ho visionato un po’ gli atti del processo. Ha fatto bene quel Giudice ad assolvere i presunti responsabili: nessuno vuole la galera per nessuno. Ma la sua sentenza – a dire il vero un po’ stravagante e più confacente alla commedia di L. Pirandello “Così è… se vi pare”, che ad un Tribunale della nostra Repubblica - non rispecchia la verità dei fatti. Verità che invece è ben ricostruibile all’interno del fascicolo.

Mi chiedo intanto come mai, per fatti accaduti in provincia di Matera, il processo si sia svolto a Potenza. Visionando gli atti allegati, scopro poi che il tutto ha preso origine da un’indagine condotta nel 1992 dal Procuratore di Matera, Dr Nicola M. PACE. Vi è infatti tra le carte del voluminoso faldone un piccolo fascicolo, il nr. 1970/92 della Procura della Repubblica presso la Pretura di Matera.

Proprio all’interno di questo fascicolo – che sicuramente si trova anche negli archivi del Tribunale di Matera – vi sono i riscontri dei fatti da me denunciati. Vi è ad esempio un’informativa della Tenenza dei Carabinieri di Tricarico (nr. 220/1-6 del 12.6.1992, a firma del Cap. Bartolomeo CATALANO) che, riferendosi alle due sistemazioni da sette miliardi l’una (dei due distinti tratti fluviali: il primo tra scalo Campomaggiore e viadotto Turato; il secondo tra viadotto Turato e scalo di Salandra) precisa: ”sono opere comunque realizzate solo nel tratto compreso tra il viadotto Turato e lo scalo di Salandra”.

Questo comprova sia che i fatti sono accaduti in provincia di Matera e non Potenza, sia che l’opera realizzata è soltanto una; a cui si è però sovrapposta contabilmente una seconda, cioè quella del tratto scalo Campomaggiore e viadotto Turato, nel quale tratto non esiste assolutamente niente. Basterebbe verificarlo con un semplice sopralluogo: una passeggiata lungo il fiume.

Non vi è scritto però per quale motivo, o arcano sortilegio della “Procedura”, sia stato trasmesso alla procura di Potenza. Dove comunque è rimasto in frigorifero per circa 10 anni, prima di passare in dibattimento… e finire in fumo.

Quel che certamente manca in quel fascicolo, sono gli Atti della contabilità dei lavori: disegni delle opere eseguite, libretto delle misure, registro di contabilità ecc.. Ma questa carenza è un fatto normale nel tipo d’appalti in questione. Nei bandi di gara e nei contratti, vi è prevista infatti la liquidazione: “a corpo e non a misura”, detta anche “a forfait” .

Il forfait , come si può immaginare, è come una scatola chiusa di cui è difficile verificare il contenuto. Per vederci dentro bisogna chiudere un occhio e guardare con l’altro attraverso un orifizio: si possono scorgere 7 miliardi di lavori, oppure un fantasma . Il forfait è, per definizione, qualcosa di indefinito, che si presta molto bene al gioco degli specchi o delle Tre carte: è facile scambiarne uno per due; oppure sovrapporne due senza raddoppiare il volume. Il forfait è molto usato in Italia perché è il miglior mezzo per veicolare le mazzette. Dietro ogni appalto pilotato o truccato, c’è sicuramente un forfait.

Già non si comprende come, direttori e collaudatori, possano aver quantificato quei lavori senza i documenti contabili. Né si può pretendere che il CTU geom DE LUCA, nominato dal dr. PACE, potesse effettuarne una verifica. Dovette perciò limitarsi a misurare le dimensioni della “scatola chiusa” (la lunghezza del tratto fluviale sistemato) senza poterne controllare il “contenuto” nel suo dettaglio.

A fornire un surrogato di contabilità dei lavori eseguiti, ci pensò comunque il Brig. Giovanni PORSIA di P.G., con l’informativa n. 601/430/302 del giugno ’92: sommando gli importi delle fatture pagate dalle imprese appaltatrici.

Questo è quanto risulta dal citato fascicolo nr. 1970 del 1992 di Matera.

Ma dopo dieci anni, nel 2002, quello stesso forfait si è prestato, a Potenza, anche al gioco di prestigio dell’ing. Mauro DISCACCIATI : il CTU nominato dal giudice Apicella. Il quale CTU, giocherellando tra qualità e quantità (come si rileva dalla sentenza) esalta a tal punto la “preziosità” delle pietre presenti (gabbionate), da ritenere più che compensata la quantità di quelle mancanti all’appello. (???)

E’ davvero esilarante questa sentenza. L’unica nota stonata è l’averla pronunciata “In nome” e non “Alla faccia del Popolo Italiano”.

Comunque, alla luce di quanto sopra esposto, durante l’udienza del 7 gennaio u. s. ho chiesto l’acquisizione del fascicolo. Ma il Giudice ha respinto la mia richiesta perché "essa concerne documenti del tutto estranei al processo, pertanto neppure astrattamente pertinenti e rilevanti”. Eppure si tratta degli stessi documenti da cui è scaturita la sentenza: esibita dalla controparte e ritenuta pertinente e rilevante, e quindi acquisita dallo stesso Giudice. Non comprendo.

Punto 2) - Dopo decenni di campagna mediatica, mistificatoria e pseudo-ambientalista, l’opinione pubblica è stata plagiata al punto tale che la convinzione sulla “costa ionica in erosione” è talmente radicata nell’immaginario collettivo che è difficile persino parlarne. “Ci sono menzogne così ben camuffate, che giocano con tanta naturalezza il ruolo della verità, che il non lasciarsi ingannare equivarrebbe a mancanza di giudizio”. In questo modo si forma e si diffonde il Pregiudizio. Che a volte sbarra la strada al Giudizio.

Questo è proprio il caso della costa ionica.

Chi osa contestare questa menzogna rischia di passare per pazzo.

Nella stessa udienza del 28.10.2008, riferendosi al mio scritto diffamatorio, il Giudice affronta anche questo punto; e pone la seguente domanda al teste-querelante De Filippo: “Qui si parla di una grande baggianata relativamente alla erosione della costa ionica. Lei per esempio ha avuto modo di vedere se questa cosa, questo aspetto dell’erosione della costa ionica sta avendo degli sviluppi ancora attualmente o all’epoca che cosa è stato fatto a riguardo?” Ovviamente, la risposta del De Filippo è categorica: “l’erosione della costa esiste, eccome”. Tanto basta per tranquillizzare il Giudice, che ritiene superfluo porre la stessa domanda al sottoscritto; pur essendo stato proprio io a sollevare la questione “costa”. Pensai subito: qui prevale il pregiudizio, ed io rischio di passare per pazzo.

Per non correre questo rischio, all’udienza successiva mi presento con documenti ufficiali dell’ISTAT e cartografia del Catasto che dimostrano l’esatta evoluzione della costa ionica. La quale è tutt’altro che in erosione; anzi è in notevole progressione. Cerco di illustrarli. Ma noto scarso interesse da parte sia del PM che del Giudice: nemmeno un’occhiata o una domanda di curiosità.

Tra le critiche che io esprimo nel mio scritto “diffamatorio” del marzo 2000, vi è anche l’errata interpretazione della legge 37/94, grazie alla quale viene pensato ed approvato quel che io definisco un piano estrattivo scellerato e fuori legge.

A conferma di questa mia affermazione esibisco la sentenza nr. 8/2005 del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche di Roma, che condanna e sanziona la Regione Basilicata, per altro caso ma su questo punto: “per l’erronea e fuorviante interpretazione della legge 37/94, che equivale a violazione della norma stessa”.

Insomma, sono documenti che ritengo indispensabili per dimostrare la veridicità delle mie critiche: servono a smascherare la menzogna ufficiale sulla costa ionica; a dimostrare che il piano estrattivo è fondato su una falsità ed è contro legge. Servono proprio al Giudice per formare il Suo convincimento non sulla base di pregiudizi pregressi, ma su riscontri oggettivi attuali e su prove documentali.

Ho chiesto l’acquisizione di tali documenti. Ma la richiesta mi è stata respinta con le stesse motivazioni di cui sopra. Continuo a non comprendere. Delle due l’una: o io sono un deficiente, oppure questo rigetto, con queste motivazioni, oltre che un “torto giudiziario”, è anche un’offesa alla comune intelligenza. A meno che questo Giudice non voglia dirci che anche per Lei: “Così è… se vi pare”.

Egregio Presidente, se Lei condivide che “Così è…”, ci zittiamo e ci godiamo lo spettacolo di un’altra commedia pirandelliana. Se poi, come io credo e confido, per Lei così non è, veda di fare qualcosa per ricondurre il processo nell’alveo del Diritto, così com’è sancito dalla nostra Costituzione.

Non Le chiedo di entrare nel merito della questione ma di valutare il metodo discriminatorio adottato sinora in questo processo. Ho voluto qui illustrare i documenti, di cui chiedo l’acquisizione, e ne allego copia, solo per dimostrarne l’assoluta pertinenza con l’oggetto del processo. Insisto perché siano acquisiti: per poterli utilizzare, a mia difesa, se necessario, in appello. Chiedo il Suo intervento perché ciò avvenga. Spero che Procedura e Competenza consentano almeno questo ad un Presidente di Tribunale.

Da parte mia, sin dall’inizio di questa storia, ho avuto piena fiducia nell’Ammi-nistrazione della Giustizia. Ho rinunciato alla prescrizione. Ho atteso per 8 anni il processo, nella certezza di poter dimostrare la verità dei fatti denunciati. Ho sperato di poter scoperchiare la pentola del malaffare che si consuma da anni nei fiumi della Basilicata. Il processo si è invece svolto in modo sommario e giacobino, e sta per concludersi sigillando il coperchio su quella pentola: sul sistema che descrivo ancor meglio nella lettera del gennaio 2007. (v. allegato)

Con l’intento di esercitare fino in fondo il mio diritto-dovere di critica, darò lettura della presente nella prossima udienza, prevista per il 4 febbraio 2009.

In attesa di un cortese riscontro, ringrazio e saluto distintamente.

Nicola Bonelli





ALLEGATI:

1 - istanza di acquisizione documentale ripresentata in data 26.01.2009;

2 - verbali delle udienze del 29.10.2008, 3.12.2008, 7.1.2009;

3 - copia del CD-udienza del 7.1.2009, come ritirato dalla Cancelleria;

4 - articolo di “Il Resto” dal titolo: “In nome del Popolo Italiano… “;

5 - lettera da Fontamara del gennaio 2009: “al Dr Vito De Filippo… “;

6 - denuncia-esposto del 6 febbraio 1995;

7 - sentenza n. 850/2002 del Tribunale di Potenza;

8 - relazione ed allegati sulla falsa erosione della costa ionica;

9 - sentenza n. 8/2005 del Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche;

10 - lettera da Fontamara del gennaio 2007: “al Dr Giuseppe Giliberti… “



N. B. – La presente viene inviata anche: al Presidente del Tribunale di Matera; al Ministro della Giustizia; al Presidente della Repubblica; agli Organi di informazione.



Depositata in Cancelleria
in data 28.01.2009







Seguono approfondimenti sul costume popolare italiano.


Tricarico '52, Rabata.
http://www.centrodocumentazionescotellaro.org/fondi2.asp
Tricarico '52, Rabata.









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