Regione che vai... Mascalzone che trovi... Di Nicola Bonelli


Regione che vai... Mascalzone che trovi... Di Nicola Bonelli




23 Febbraio 2009
Inserito da: Lorella Binaghi
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Tavola Osca o Tavola di Agnone, bronzo risalente circa al 250 a.C. British Museum di Londra.
http://www.prolocoagnone.com/photo_gallery.htm
Tavola Osca, bronzo risalente circa al 250 a.C. British Museum di Londra.

Una lettera di Nicola Bonelli su archiviazione a dati inerente costume e società in Basilicata, enfatizza stesso traffico affaristico esclusivo intenso riscontrato anche entro l"Impero Regio In-su-brico" (1), già operativo in Lombardia e in Canton Ticino del profondo nord lepontino !!
Lettera e articolo seguono.

LB



----- Original Message -----

From: FONTAMARA - Nicola Bonelli
To: Lorella Binaghi
Sent: Thursday, February 19, 2009 6:49 PM
Subject: Regione che vai... Mascalzoni che trovi...

Lorella, inoltre, ti incollo qui di seguito una mia lettera del gennaio 2007, in cui già elencavo, per nome, cognome e perché, alcuni dei BALORDI & CRIMINALI, citati poi nella lettera a De Filippo, annidati nel Dipartimento regionale Ambiente,...




Lettera Firmata da Fontamara
Scritto da Nicola Bonelli
lunedì 26 gennaio 2007

L’ultima Bestialità del Dottor Giuseppe Giliberti,
Funzionario Dirigente della Regione Basilicata.


Resoconto dell’incontro svoltosi martedì 23 gennaio scorso, presso il Dipartimento Ambiente: l’ultimo di una serie, voluti dall’Assessore Rondinone per discutere del Piano di Tutela Ambientale. Si tratta di un piano territoriale, approntato dagli Uffici e di prossima approvazione in Giunta e Consiglio, che guarda alla manutenzione dei corsi d’acqua ed alla messa in sicurezza dal rischio idrogeologico.

Siamo presenti: il dirigente Giliberti, i funzionari Nella e Maffei, e, in rappresentanza della categoria, Berardo di Gallicchio,Bulfaro di Castronuovo, Fagnano di Tursi, Pinto di Stigliano, Manenti di Salandra, Martoccia di Laurenzana, Stigliano di Nova Siri ed il sottoscritto (per la Inerco di Tricarico). Si sperava nella presenza dell’Assessore Rondinone. Ma anche stavolta l’incontro si svolge senza di lui.

E così ci ritroviamo ancora una volta come pinocchio nel paese dei balocchi, alle prese con mangiafuoco e tra gli intrighi del gatto e la volpe. Il Giliberti dirige i lavori, compare Nella scrive il verbale, Maffei fa il convincitore. Il tutto come la volta scorsa.

Il documento da discutere (il Piano) aleggia ancora come un fantasma: non ce ne danno copia, né ce lo fanno vedere. Continuano a parlarne come di un oggetto misterioso. Ad un certo punto il Giliberti introduce la discussione sulla Sezione di deflusso: non perché la ritenga un elemento determinante ma solo perchè insistiamo tanto su questo punto. Insomma lo fa giusto per tenerci buoni e contenti.

Dà la parola al dottor Maffei. Il quale si avventura in una teorica dissertazione sulle portate massime dei corsi d’acqua: “Non abbiamo dati certi… le portate sono variabili nel tempo… ci sono quelle di ritorno di 10 anni, di 30… 100… 500 anni… Mi dite voi come si fa, ad esempio, a definire una sezione di deflusso per una portata che ci sarà fra un milione di anni?” E così via divagando…

Lo interrompo e cerco di riportarlo con i piedi per terra. Gli ricordo che le portate da tener presenti, per legge, sono per lo più quelle di ritorno trentennale; - che la maggior parte di questi dati sono noti e registrati negli annali dell’Istituto Idrografico; - che laddove le portate non siano note, sono determinabili con un semplice calcolo idrologico dei bacini idrografici; - che è ridicolo perdersi in previsioni di milioni di anni, quando i nostri fiumi straripano con ricorrenza annuale… Ed infine pongo una domanda: come mai qui vi inventate tante difficoltà a parlare di sezione di deflusso, mentre l’Ufficio Infrastrutture e Difesa del Suolo di Matera facente parte anch’esso del Gruppo di lavoro che ha redatto questo piano ha determinato in-quattro-e-quattro-otto la sezione di deflusso del torrente S. Nicola di Nova Siri, ed appaltato l’intervento di “ripristino dell’officiosità”, asportando 310.000 metri cubi di materiale, da un tratto di tre chilometri di un torrentello da niente??? ...

Ed ancora: come mai nel Piano sono previste, per l’Attività Estrattiva, sporadiche asportazioni da 15-20.000 metri cubi… lungo centinaia di chilometri di fiumi… con bacini estesi per 20-30 volte quello del torrente suddetto?... Ed infine, facendo le proporzioni con tale torrente, i sei milioni di metri cubi di materiale esistente nei fiumi lucani, ma non consentiti all’attività estrattiva, sono forse riservati alla Lobby Appalti, magari per organizzare “rapine in banca” del tipo “S. Nicola”? A questo punto succede il patatrach. Interviene il Capo Giliberti, che blocca ogni discussione e, rivolgendosi al sottoscritto, dice grossomodo quanto segue:

Adesso basta con questa stronzata della sezione di deflusso… Nel Piano (PAI) dell’Autorità di bacino non è prevista nessuna sezione di deflusso… Sono invece indicate le aree (a rischio) d’esondazione… In quelle aree il fiume deve poter esondare naturalmente… E tutto ciò che vi esiste deve dislocare… Il PAI per noi è LA LEGGE… Tutto il resto non conta… Perciò… io v’ dich’ ca… (io vi dico che) Voi dovete solo sgomberare da vicino ai fiumi… Già adesso in quelle aree non è più consentito fare niente… Ma a breve faremo anche il Piano di Delocalizzazione…” (???)

Dichiara quindi chiusa la riunione; zittisce i suoi collaboratori, che vorrebbero ancora interloquire con noi; si alza e se ne va. Questo è ciò che ha fatto il Giliberti nell’ultimo incontro di martedì 23 gennaio scorso.

Badate bene, le aree a rischio d’esondazione (sul versante ionico) sono tutte le pianure fluviali e l’intero Metapontino. Quindi, se l’interpretazione che il Giliberti dà al PAI è quella autentica, cioè quella intesa dall’Autorità di bacino e condivisa dal Governo regionale, vuol dire che non c’è nessuna intenzione di ridurre il rischio idraulico ma soltanto quella di allontanare la gente dalle zone a rischio. Se è così, siamo di fronte ad una vera e propria “follia istituzionale”.

Mi auguro che i pazzi siano pochi, circoscrivibili e resi presto inoffensivi. Altrimenti, di questo passo, di Piano in Piano, di porcata in porcata, saremo costretti a ritornare sulle palafitte o nelle grotte in montagna. Tanto di rispetto per le Istituzioni. Ma con questi matti c’è da averne solo pietà, ed anche paura. Sono ormai dei manicomi e per giunta criminali, che andrebbero riformati oppure recintati.

Pensavamo che la partecipazione a questi incontri, di noi Estrattori fluviali, rientrasse in quella Attività conoscitiva (prevista dalla stessa legge 183/89 sulla Difesa del Suolo) che l’Amministrazione è tenuta a svolgere in caso di pianificazione territoriale. Siamo presenti “in pianta stabile” con le aziende lungo tutti i fiumi. Con la nostra esperienza di “osservatori”, e quindi conoscitori dei fenomeni, degli eventi e dell’evoluzione morfologica dei corsi d’acqua, avremmo potuto dare un valido contributo cognitivo. Non a caso, lo stesso Leonardo da Vinci diceva: “…quando hai da trattare delle acque, consulta prima l’esperienza, poi la ragione…”.

Ma evidentemente Giliberti & Compari non volevano niente di tutto questo. Da noi si vorrebbe non un parere ma solo una passiva acquiescenza. Credono forse di averne il “diritto” in compenso delle concessioni estrattive che ci danno. Il cui rilascio, si sa, dipende dalla loro totale ed assoluta discrezionalità. In questo settore i Funzionari sono dei veri e propri padroni: della cosa pubblica e dell’avvenire delle aziende. Pensavamo volessero chiederci un nobile contributo cognitivo, vogliono invece la nostra ignobile complicità nel loro Piano criminale.

Usano la tecnica del bastone e della carota: lo spauracchio della “penuria di materiale”, alternato da un po’ d’ossigeno con le concessioni “virtuali”. Con le quali ottengono il doppio risultato della nostra “gratitudine” e della nostra criminalizzazione; che ci rende ancor più assoggettabili e ricattabili. Ultimamente ne hanno rilasciato un bel po’, di concessioni “virtuali”, e forse per questo contavano sul nostro devoto ed ossequioso assenso.

Siamo insomma una categoria debole, costretta da tanti anni ad operare nella illegalità. Viviamo col cappio al collo. E loro possono stringerlo quando vogliono. Per questo ci hanno invitato a partecipare – noi, e solo noi Estrattori – a queste riunioni balorde. Erano certi di poterci usare a loro piacimento. Confindustria è a conoscenza di tutto questo; segue da anni il processo di criminalizzazione coatta cui è sottoposta la categoria. Ma non fa niente per fermarli. Anzi, partecipa gaudente e plaudente al loro sporco gioco. Alla faccia del Codice Etico.

I Politici: I Presidenti, gli Assessori, i Consiglieri che si avvicendano in questa Regione, i nostri Deputati e Senatori – tutti da me ripetutamente informati dell’indecoroso andazzo, degli abusi e delle porcate – rimangono del tutto indifferenti. Sono ormai degli Struzzi: nascondono la testa per non vedere ed hanno lo stomaco d’acciaio, che permette loro di digerire ogni cosa. Con questo non intendo assolutamente generalizzare. Ma mi auguro che le tante persone per bene, che certamente ci sono tra Funzionari e Politici, prendano le distanze da questi Balordi, nell’interesse generale e per il bene comune. Il loro silenzio li rende di fatto complici degli Atti criminali, da me denunciati, perpetrati dai due Dipartimenti Ambiente e Infrastrutture. Con gravissimo danno: per l’Erario, il Territorio, l’Economia e la Dignità della nostra Terra. Vorrei insomma dire loro:

Signori!... Se ci siete battete un colpo.



Nota

1) - Impero in sostituzione della Lombardia
I LEPONTI A VARESE


Approfondimenti
Archivio FONTAMARA
www.fontamara.org/legalita.htm

Archio di cileliparalleli.com
L'INVENZIONE DELL'INSUBRIA. PARTE II.
Le origini del saccheggio in Lombardia


Iscrizione Leponzia di Prestino (CO).
http://members.tripod.com/adolfozavaroni/lepontic.htm
Iscrizione Leponzia di Prestino (CO).

(...).






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