Ultimi aggiornamenti sul "CASO PORSENNA". Di Ivan Meacci
Ultimi aggiornamenti sul "CASO PORSENNA". Di Ivan Meacci
27 Marzo, 2009
Inserito da Lorella Binaghi
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Stefano Romagnoli, l'Indiana Jones, scopritore di tesori a Sarteano
(SI).
----- Original Message -----
From: romagnolis@gmail.com
To: editor@cieliparalleli.com
Sent: Sunday, March 22, 2009 7:44 PM
Subject: IL CASO PORSENNA
Sarteano (Si) 22-03-2009
Ultimi aggiornamenti sul "CASO PORSENNA", la storia infinita delle scoperte
ancora non riconosciute ufficialmente, fatte dai tre Indiana Jones del
1995.
Intervista a Stefano Romagnoli
di: Ivan Meacci
Distinti saluti
Romagnoli Stefano
Marzo 2009 - Stefano Romagnoli accanto ai resti del tempio di Porsenna a
Sarteano (SI), scoperti grazie alle sue intuizioni e ricerche.
La passione per Porsenna me l’hanno trasmessa mio nonno e mio padre,
contadini e lavoratori agricoli, nati in questi luoghi. Posso vantarmi di
conoscere questo territorio metro per metro ed ogni sua storia o leggenda
che si tramanda sugli etruschi e sul leggendario condottiero. Tutto quello
che so l’ho trascritto nel mio libro: “Io citto, tu citta
– i segreti nascosti nelle terre di Porsenna”. Il libro elenca
circa “800” tombe non conosciute agli esperti e, di queste,
oltre 100 sono ancora da scoprire!
Questo libro non può esser pubblicato perché, se lo fosse,
rileverebbe la locazione esatta di più di un centinaio di tombe,
oltre a quella di Porsenna, che ancora non sono state rinvenute. Per questo
decidemmo di consegnarlo, accompagnato da un esposto che denunciava le
nostre scoperte, alla Procura della Repubblica di Montepulciano, ed a tutte
le Autorità competenti; ci auto denunciammo per garantire la tutela
del patrimonio dello Stato e perchè nessuno si potesse impossessare
della nostra scoperta. L’esposto fu anche inviato al Ministero dei
Beni Culturali, alla Sovrintendenza per la Toscana, a tutti gli Enti
preposti ed, anche, al Presidente della Repubblica. Per tutta risposta,
l’allora Sopraintendente della Toscana, ci denunciò per
millanteria e probabili ricerche non autorizzate. La Procura avvio delle
indagini per appurare se avevamo fatto ricerche o scavi abusivi non
consentiti, e per accertare l’attendibilità delle nostre
presunte scoperte.
Una Commissione guidata dal Procuratore della Repubblica: Federico
Longobardi; dal CTU della Procura della Repubblica: il Professor Angelo
Vittorio Mira Bonomi; dall’ispettore Onorario per i beni
archeologici: Giulio Paolucci; e, da altre autorità per la tutela
del patrimonio archeologico; nonché, dalle forze dell’ordine e
da noi 3 stessi, fece dei sopralluoghi in tutti e 14 i siti enunciati nel
libro; compreso il sito della tomba di Porsenna. Un sito che, questo del
Pianoro delle Pianacce, da dopo la scoperta della tomba fatta da Maetzke
negli anni ’50 e fino a quel preciso giorno del sopralluogo, non era
solo stato totalmente ignorato ma, addirittura, adibito a zona edificabile
tanto per gli edifici privati che per quelli artigianali!
Per ogni presunta struttura ancora sepolta indicata sul libro furono presi
appunti e misure: dati completi di oltre 300 fotografie che mi ritraggono
con De Ieso e Pellegrini mentre indichiamo con l’indice il punto
esatto dove scavare per riscoprire i tesori ancora sepolti. A verbale, da
parte loro, il rappresentante (ispettore onorario) della Sopraintendenza
Toscana, dichiarò e firmò che non poteva esserci nulla in
nessuno di quei 14 posti, compreso il numero 8 (il Pianoro delle Pianacce).
Invece, al contrario, il CTU della Repubblica: Angelo Vittorio Mira Bonomi,
diede come attendibili circa il 60% delle scoperte presunte nel mio
libro!
La Procura, dopo aver redatto un verbale per ogni singolo sito,
archiviò il caso perché il libro era attendibile e, di
conseguenza, non era stato commesso nessun millantamento, e nessuna ricerca
abusiva. La procura sentenziò che non era stato messo a rischio il
patrimonio culturale e che non erano stati eseguiti scavi o studi non
autorizzati ma soltanto ricerche storiche scientifiche!
Da allora – continua Stefano – forti delle ragioni che ci
venivano dal massimo rappresentate della Repubblica nelle controversie di
etruscologia: Angelo Vittorio Mira Bonomi, ci siamo rivolti a tutti: al
Ministero dei Beni Culturali; alla Sopraintendenza di Firenze; al
Sopraintendente di Chiusi: Rastelli; alla Dottoressa Minetti (direttore
Museo Sarteano) e, a suo marito, Giulio Paolucci (oggi direttore del Museo
di Chianciano); ma non ci ascoltò nessuno e, per questo, fummo
costretti a rivolgerci alla stampa. La storia partì sulla stampa
locale ed arrivò fino al Corriere della Sera ed, anche, al TG3 della
Toscana. La notizia rimbombò dall’america al Giappone da dove
arrivò la proposta di un filantropo che offrì,
all’allora Sindaco Susanna Pugnalini (oggi Consigliere Regionale) che
declinò l’offerta (?), di pagare le spese per la ricerca della
tomba di Porsenna”.
Dopo quel rifiuto che tanto disorientò i sarteanesi, a Sarteano,
iniziarono a girare voci sulle mie capacità intellettive e sulle mie
- e dei miei amici De Jeso e Pellegrini - cattive
frequentazioni…Fummo emarginati, eravamo indicati anche da chi non
conoscevamo come “i tre visionari”…
Dopo qualche tempo, nel 2000, la direttrice del gruppo archeologico di
Sarteano, Alessandra Minetti, inizia a scavare sul punto da me indicato nel
mio libro come il probabile sito della Tomba del condottiero conosciuto
come il “Signor Comandante (Lars /signore, Purz,Porsina o
Porsenna/comandante)”.
Mi attivai, ancora prima che iniziassero a scavare sul sito, scrivendo al
Ministero dei Beni Culturali ed al Presidente della Repubblica ed a tutte
le agenzie giornalistiche nazionali. Com’entrarono nella prima tomba
feci esposti a tutti gli organi competenti perché si stava scavando
nei posti indicati nel mio libro agli atti della Procura di Montepulciano.
Mi rispose il nuovo Sopraintendente di Firenze: Angelo Bottini, per
comunicarmi che “gli scavi non erano stati eseguiti sulla base delle
mie informazioni ma su una nuova ricerca…”.
A tutt’oggi, compresa quella della Quadriga Infernale, sono 15 le
tombe ritrovate dalla Minetti, negli oltre cento punti indicati da me con
precisione quasi metrica: una sovrapposizione esatta se si mettono a
confronto le cartine stampate sul mio libro nel 1995 con quelle fatte ora e
che raffigurano le tombe ritrovate dal 2000.
…SEPULTUS EST, INQUIT, SUB URBE CLUSIUM…
Indipendentemente dal fatto che il basamento ritrovato a Sarteano sia
quello del mitico “mausoleo di Porsenna”, come dice Romagnoli,
o che sia un monumento funebre del V secolo, come dichiarato dalla Minetti,
resta l’anomalia di una “scoperta molto importante”
– fatta, ancora, in un altro dei punti indicati dall’Indiana
Jones della Valdichiana – e tenuta nascosta fino al 30 gennaio di
quest’anno quando ho svelato la notizia sul quotidiano on line:
www.ilcittadinoonline.it.
Ricostruzione dell'arch. Angelo Vittorio e Mira Bonomi, del tempio di
Porsenna a Sarteano (SI), secondo la descrizione di Plinio Il Vecchio e
Varrone.
Per capire l'origine, delle sempre puntuali anticipazioni del
“visionario” Stefano Romagnoli (il protagonista di questa
vicenda che ha aspetti anche romanzeschi accanto, però, ad
un’infinità di prove agli atti), si deve rifarci al suo libro
– scritto nel 1995 – che anticipava l’ubicazione di oltre
100 “nuove” tombe etrusche ancora da scoprire, in un’area
circoscritta fra Sarteano e Chiusi. Nel sito indicato, nel libro del
Romagnoli, come l’ubicazione della tomba di Porsenna è venuta
alla luce la famosa “Quadriga Infernale”, quella tomba
ritrovata nel 2003 che ha inserito Sarteano fra i centri più
importanti di tutto il mondo etrusco!
Stefano, prima di dare alle stampe il volume e divulgarne così i
preziosi contenuti anche ai malintenzionati, decise – al fine di
proteggere i beni da lui individuati che appartengono all'umanità
– di denunciare il suo manoscritto alla Procura di Montepulciano. Un
gesto di altruismo, più unico che raro, che, come ricompensa, gli
valse una bella denuncia per ricerche e scavi non autorizzati
dall’allora Soprintendente della toscana in persona! Questo geniale
bravo ragazzo (che ha appreso la passione per l’archeologia
ascoltando le leggende e le verità dei contadini dai famigliari e
dai vicini di casa quando la sera si riunivano “a veglia”
intorno al camino) una volta diventato grande ha voluto ampliare la sua
personale ricerca avvicinando ed intervistando tutti quelli che (dai
semplici appassionati agli scavatori istituzionali o clandestini) si erano
interessati alle “testimonianze etrusche” del territorio
chiusino. Tutti questi dati (dalle numerosissime leggende alle infinite
esperienze vissute) accumulati in oltre trenta anni di ricerche storico
scientifiche, sono raccolti in questo libro che non solo stravolge la
copiosa storia dell’archeologica del territorio (ponendo inquietanti
domande sulla gestione dei beni scoperti recentemente) ma, e soprattutto,
fornisce successive prove sulla reale “grandezza” del
leggendario condottiero di Clevsin che, con un esercito composto di soldati
provenienti da tutte le 12 lucumonie etrusche, sconfisse l’esercito
della ribelle Roma restaurando il governatorato di Clusium sulla
città nata intorno al ponte o fiume etrusco Rumon.
Conseguentemente, all’auto-denuncia di Stefano Romagnoli che gli
aveva procurato la contro-denuncia della Soprintendenza Toscana, fu
istituita un’apposita commissione che, per verificarne i contenuti e
le modalità con cui questi erano stati dedotti, fece dei
sopralluoghi nei 14 siti indicati nel libro.
Dopo alcuni anni, da quel sopralluogo, sono iniziati degli scavi –
effettuati, però, dal locale “Gruppo Archeologico di
Sarteano” – proprio sul punto esatto dove Romagnoli aveva
indicato che ci fosse (ci sono gli atti della Procura con documenti e
fotografie ufficiali scattate sul posto con raffigurati: il Procuratore
Longobardi; Angelo Vittorio, Mira Bonomi, Giulio Paolucci e Stefano
Romagnoli con l’indice puntato sull’esatto punto da scavare) la
tomba del Re Porsenna! Il risultato di quegli scavi, presieduti dalla
Direttrice del Museo Civico di Sarteano: Alessandra Minetti, fu il
ritrovamento della splendida e ormai famosa “Tomba della Quadriga
Infernale!
Insomma, anche se purtroppo non era l’India pur sempre
dell’America si trattava! Tant’è che, la tomba
ritrovata, è una delle più belle scoperte degli ultimi
decenni in campo etrusco e non solo. Una tomba tanto bella e importante che
oggi, proprio grazie a questa scoperta, la Dottoressa Minetti, è
impropriamente annoverata fra i grandi archeologi del mondo.
Raccolti gli onori della favolosa scoperta, quelli del Gruppo Archeologico
di Sarteano, da circa 2 anni e ancora una volta nel più totale
riserbo, hanno ripreso a scavare su un altro punto del Pianoro delle
Pianacce; e, precisamente, sul punto esatto indicato, nel libro
dell’Indiana Jones della Valdichiana, come quello del probabile sito
del Mausoleo di Porsenna! Proprio all’ingresso del pianoro delle
Pianacce - se si arriva da Chiusi percorrendo la “via degli
Inferi”, che è una strada indicata nel libro (e sconosciuta ai
così detti “esperti”) - si trova il mausoleo! Su questa
“strada” disconosciuta dagli archeologi ufficiali ci sarebbe
molto da dire. Romagnoli parla (ed illustra a chi vuol vedere) di una via
formata da un selciato composto di grandi pietre irregolari che
s’inerpica fra rocce che sembrano tagliate all’uopo e che, da
Chiusi, porta alle necropoli delle Pianecce e della Solaia:
“città di morti” situate, rispettivamente, prima e dopo
Sarteano. Una strada sacra particolarmente importante perché
lì – “…sub urbe Clusium…”, come
scrive Terenzio Marco Varrone – c’è il mitico mausoleo
che annuncia la tomba del grande condottiero che riportò Roma sotto
il controllo di Clusium!
Questi nuovi scavi, che non distano più di 10 metri dalla Quadriga
Infernale, hanno subito evidenziato ( si raccontava fra la gente
perché, ufficialmente, si ra parlato soltanto del ritrovamento di un
muro etrusco…) più di un importante indizio che sembrerebbe
far risalire, l’imponente (per l’epoca) basamento ritrovato,
proprio al mitico mausoleo di Porsenna!
La novelas riparte il 30 gennaio del 2009 con il mio annuncio del
ritrovamento - fatto proprio sul punto indicato dal Romagnoli come quello
del probabile sito del mausoleo di Porsenna nel suo libro agli atti in
Procura dal 1995 - delle fondamenta di un importante monumento, a mezzaluna
e della larghezza di metri 16, risalente al V secolo avanti Cristo. Quattro
giorni dopo di me, la Dottoressa Alessandra Minetti, che presiede agli
scavi sul sito dal 2001, ha annunciato, sul quotidiano: La Nazione (Siena),
il ritrovamento di un importante monumento funebre risalente al V sec.
a.C.. Un monumento funebre su cui sarebbe stato esposto il corpo dei morti
durante le cerimonie funebri; ma, “che nulla centra con
Porsenna”, si è affrettata a smentire senza citarmi e, per
escludere ogni possibile riferimento al libro del Romagnoli, ha
“precisato” che in quel posto si scava dal 1954. Una teoria
bizzarra, questa del monumento funebre che non può aver attinenza
con la tomba di Porsenna, se si considera che tutte le tombe ritrovate
finora intorno a questo monumento provengono dal III e IV secolo…
Bizzarra perché – se si esclude a priori che ci possano essere
tombe del V° secolo lì vicino – dovremmo dedurre che gli
etruschi lasciassero i corpi dei loro defunti ad imputridire per secoli
prima di sotterrarli…
La Dottoressa Minetti asserisce, inoltre, che alle pianacce si scava dal
1954; la data in cui per la prima volta furono ritrovate delle tombe in
quel sito. Ma, la dottoressa, non ha mostrato mai nulla che sia stato
rinvenuto dal 1954 (hanno in cui Guglielmo Maetzke riportò alla luce
centinaia di reperti) al 2003 (l’anno della scoperta della Quadriga
Infernale per i cui tanti reperti è stato necessario costruire
un’altra sala nel museo). E, anche questo è bizzarro, se si
considera che per scoprire e ripulire ben 15 tombe la Dottoressa ci ha
messo solo 3 anni, mentre, nei 49 anni che avrebbero scavato - in quei 5
metri di distanza che separano le nuove tombe da quelle scoperte nel
’54 - non avevano trovato né tombe e né mausolei e,
neanche, il più piccolo frammento di un bucchero!
Un’affermazione, inoltre, che cozza inquietantemente con quella fatta
da suo marito: Giulio Paolucci (agli atti della procura) che, come
“ispettore onorario” della commissione che visitò il
sito nel 1995, aveva scritto e firmato che in quel posto non poteva esserci
nulla d’interessante! Per non parlare, poi, della denuncia (del 1984)
fatta da alcuni cittadini che, ancora una volta alle Pianacce, segnalavano
il ritrovamento di 7 tombe che erano appena state profanate? Insomma,
proprio mentre il “distratto” Gruppo Archeologico ricercava
senza esiti, sopra di loro si costruiva la zona artigianale con un paio di
ville e una porcilaia e, sotto di loro, i tombaroli scavavano e
“svuotavano” sette tombe!
Tumuli di Sarteano. Disegno di Stefano Romagnoli.
A chi potrebbe osservare che m. 16 non sono le dimensioni citate dal
Varrone si può obiettare, anche semplicemente con quel minimo di
buon senso che manca agli storici nostrani, che quelle misure sono
d’assoluta fantasia: l’invenzione di una grottesca
propaganda!
“Fu sepolto – egli dice – “davanti” la
città di Chiusi; in quel luogo lasciò un monumento quadrato
di pietra squadrata. Ciascun lato era largo 300 piedi e alto 50; dentro
questa base quadrata c’era un labirinto inestricabile nel quale se
qualcuno entrava non poteva trovare l’uscita senza un gomitolo di
filo. Sopra questo quadrato stavano 5 piramidi, 4 agli angoli, una in
mezzo; in basso, larghe 75 (quinûm septuagenûm) piedi e alte
150, ce ne sono altre 5 che inclinano in modo tale che in cima a tutte
è collocato un globo di bronzo ed un unico “petasus”
(cappello da viaggio con falde, una cupola) dal quale pendono campanelli
tenuti da catene, i quali, agitati dal vento, mandano i suoni lontano come
un tempo fu fatto a Dodona. Sopra a questo globo c’erano quattro
piramidi, ciascuna alta 100 piedi. Sopra a queste, in un'unica base, cinque
piramidi…” delle quali lo stesso Varrone ebbe vergogna a dare
l’altezza…Ora, senza parlare di cavalli, di carrozze, di
chiocciole e pulcini d’oro (quelli che la tomba avrebbe contenuto),
è d’obbligo affermare che se proprio non era in malafede,
allora, più che un attendibile antiquario, il Varrone deve essere
considerato un gran credulone!
Che, ovviamente, il monumento non potesse essere di tali ed irrealizzabili
dimensioni, ed a prescindere dal fatto che stava “davanti” e
non “sotto” nelle paludi, non lo dice soltanto la conformazione
e la geografia del territorio – non c’è nessun basamento
naturale capace di sostenere nulla di così grande (se non, forse, il
Pianoro delle Pianacce) davanti a Chiusi – ma un’altra scoperta
del nostro “visionario” Stefano Romagnoli che, cercando fra le
carte dell’ex-biblioteca Bonifica della Valdichiana, ne ha riscoperta
“un’altra delle sue” che viene da un altro grande
“visionario” come lui ma ante litteram: Pomponio Mela (54 d.
C.).
Un libro che, da una parte, conferma ed aggiunge dettagliatissime
informazioni alla locazione del mausoleo di Porsenna fornita dal Varrone e,
dall’altra, smentisce clamorosamente quelle demenziali misure. A
questo proposito è particolarmente interessante notare come quelli
che da sempre sono considerati visionari, nella realtà, sono molto
più oggettivi e disincantati dei nostri “autorevoli”
storici che, addirittura, ancora cercano il labirinto! Per dovere di
cronaca si deve ricordare che questo libro, scritto dal primo geografo
della storia e rinvenuto da Stefano Romagnoli, è stato tradotto dal
latino antico dal celebre Gismondo Tagliaferro, autore del libro
“Tombaroli si nasce”.
“Uscii dalla Città e scesi nella valle lungo il sentiero da
cui un tempo ero venuto – è il protagonista della vicenda
narrata da Pomponio Mela: Turms Porsenna, che parla – Io non scelsi
la strada facile che conduce alla montagna sacra, quell’usata dai
tagliapietre, bensì la Scala Santa fiancheggiata dai pilastri di
legno dipinti… In silenzio oltrepassai l’ingresso alle tombe
segnate dai tumuli di pietra e, prima di toccare la vetta, mi
“imbattei” anche nella Tomba di mio Padre. Dinnanzi a me, in
ogni senso, si stendeva vasta la mia terra con le sue fertili vallate e le
boscose colline. A settentrione luccicavano le acque azzurro cupo del mio
lago, ad occidente si levava il “cono tranquillo” che poi
è la montagna della dea, dirimpetto si stendevano le dimore eterne
dei trapassati…”. La terra descritta, ancora una volta,
è esattamente la zona compresa tra Chiusi e la Solaia. Il lago (di
Chiusi) a nord; il “cono tranquillo”, che è la montagna
di Cetona, ad ovest; le strade usate dai tagliapietre (cioè la via
Cupa e la via degli Inferi) che portavano dalla cava di travertino di
Sarteano del “Pianoro delle Pianacce” e dalla Solaia a Chiusi;
la alle con le tombe dei trapassati: “Costolaie e San
Giuseppino”. Il figlio di Porsenna dice di essersi
“imbattuto” nel mausoleo del padre che – evidentemente
– non poteva essere alto oltre 170 metri e poggiare su un basamento
di m. 89 X 89 X 89; perchè, se fosse stato tale, si sarebbe visto da
molti chilometri di distanza, ovunque ci sì trovasse, in tutta la
Valdichiana e non solo…
Ivan Meacci
Particolare di muro affrescato, scoperto da Stefano Romagnoli, Vito De Jeso
e Giancarlo Pellegrini in un tumulo etrusco a Sarteano (SI).
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